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Kettlebell: cosa avrei voluto sapere

Kettlebell: impara in meno tempo e senza farti male.

Un esperto è uno che ha fatto tutti gli errori possibili nel suo campo. (Niels Bohr)

Durante i miei 11 anni di pratica con i kettlebell, ho commesso un numero incalcolabile di errori. Gli effetti di tali sbagli sono stati infortuni e “spreco” di tempo.

Parliamone.

L’infortunio, credo che non abbia bisogno di presentazioni. I danni subiti ed i dolori provati parlano già da sé. Ognuno di noi c’è passato e ha vissuto sulla propria pelle, muscoli e articolazioni, situazioni molto simili.

Oltre ai periodi necessari per recuperare dai vari incidenti di percorso, ho dovuto investire molto tempo nella ricerca di soluzioni per le diverse problematiche che mi si presentavano. Tutta la mia competenza è frutto di moltissime ripetizioni compiute in tanti anni di pratica.

Di certo, sarei giunto alle conclusioni molto prima se qualcuno mi avesse detto le cose di cui sono a conoscenza oggi e che ho intenzione di svelarti.

Eccoti rivelato come ho usato il mio tempo.

Ho visto un film dell’ERRORE

La prima cosa che avrei voluto sapere è: COS’E’ UN ERRORE?

Avrei voluto che qualcuno mi avesse fornito gli strumenti logici per capire cosa è giusto e cosa no, a livello tecnico.
Invece ho dovuto imparare tutto a mie spese. Ho dovuto investire una notevole quantità di tempo.

Attualmente, nel panorama del kettlebell, puoi osservare 50 modi differenti per eseguire lo stesso gesto tecnico. Si ha l’impressione che vadano tutte bene. Ogni GURU dice la sua e tutto cambia a seconda dell’obiettivo, della funzione e di qualche altro fattore da perseguire.

Ti svelo un segreto. Non è assolutamente così. Oggi abbiamo la conoscenza per dire e dimostrare che alcune tecniche sono sbagliate ed altre sono giuste.

E saperlo ti permette di risparmiare tante ripetizioni potenzialmente pericolose e tanto tempo perso a perfezionare tecniche sbagliate.

Gli errori, ovviamente, ci mostrano quello che ha bisogno di essere migliorato. Senza errori, come sapremmo su cosa dobbiamo lavorare? (Peter McWilliams)

La seconda cosa che avrei voluto sapere era: Adesso che so quali sono gli errori che non devo commettere, come si correggono questi errori?

Una volta accertata la presenza dell’errore, devi poter intervenire su di esso al fine di correggerlo. Occorre prendere dei provvedimenti affinché lo sbaglio non sia ripetuto e non possa creare danni.

Sapere come porre rimedio all’errore, è utile per:

  • imparare e migliorare la tua tecnica di esecuzione;
  • trasmettere e insegnare nel modo più semplice e veloce possibile la correzione alle persone.

Per eseguire delle correzioni, basta fornire al tuo cliente, o compagno di allenamento, quelle minime ma fondamentali indicazioni che gli permettono di correggere l’errore entro pochissime ripetizioni.

Lo scenario a cui si assiste però è un po’ differente.

Gli istruttori, delle volte non riescono ad indentificare gli errori. Altre volte, nonostante abbiano intuito quale possa essere lo sbaglio, trasmettono una valanga di informazioni spalancando le porte del regno della confusione.

Conseguenze? Le persone riscontrano nell’uso dell’attrezzo delle difficoltà insormontabili, in loro subentra uno stato di frustrazione, si sentono demoralizzati e abbandonano il kettlebell.

Tutto sarebbe molto più semplice con gli strumenti giusti. Facile e veloce.

Nulla rivela più cose del movimento. (Marta Graham)

La terza cosa che avrei voluto sapere è: Conoscenza a proposito delle abilità motorie!

Conoscere e saper come correggere gli errori, potrebbe non bastare. Avere nozione riguardo alle abilità motorie e saper intervenire su di esse nel caso in cui dovessero risultare insufficienti, è sinonimo di una buona conoscenza e coscienza del movimento.

Il dott. Daniele Barbieri, (clicca QUI) è il punto di riferimento in Italia per quanto riguarda la valutazione delle abilità motorie e la loro correzione. Conoscerlo all’inizio della mia carriera sarebbe stato utile per evitare, o quantomeno ridurre il più possibile, il numero di infortuni che ho subito. Avrei potuto utilizzare il mio tempo in maniera differente.

Perché questi infortuni? Oltre a quanto scritto e detto, sia nell’articolo (clicca qui) e nel video precedenti (clicca qui), non ero in possesso delle abilità motorie necessarie atte a compiere determinati movimenti. Abilità motorie insufficienti è la dicitura corretta.

Le abilità motorie riguardano la tua capacità di gestione della forza all’interno di una certa ampiezza di movimento. Se per un motivo o per un altro, questa tua capacità, valutata attraverso dei test specifici, dovesse risultare insufficiente, sarebbe il caso di eseguire degli esercizi correttivi atti a migliorare la tua condizione.

Per quanto tu possa essere chirurgico nei movimenti e saggio nelle tue scelte di allenamento, se non possiedi le abilità motorie sufficienti, in quel determinato movimento non sarai mai efficiente. La performance non sarà mai al massimo delle tue potenzialità e più di ogni altra cosa, sarai costretto a compensare quella insufficienza con quei distretti corporei non deputati a tale compito. Rischi di farti male.

Ecco perché, è assolutamente importante esaminare le tue abilità motorie e saper applicare gli esercizi correttivi in caso di mancata sufficienza.

PRESTA BENE ATTENZIONE A CIÒ CHE STAI PER LEGGERE.

Imitare i movimenti del tuo GURU, o del tuo atleta preferito, senza aver prima valutato le tue abilità motorie, ti conduce verso l’infortunio. Perché? La persona che è il tuo punto di riferimento sta eseguendo dei movimenti che solo lui può compiere. Egli possiede delle caratteristiche fisiche e abilità motorie tali da potersi permettere quel tipo di movimento. Pertanto, imitarlo senza aver valutato le tue abilità, è come percorrere una autostrada contromano. Di notte. A fari spenti. Prima o poi, l’incidente arriva.

Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare (Seneca)

La quarta cosa che avrei voluto sapere è: Come programmare l’allenamento!

  • Come si struttura un allenamento che abbia senso.
  • Quale protocollo adottare.
  • Che schema motorio scegliere.
  • Quali esercizi abbinare.
  • Quando, come e perché inserire i periodi di scarico.
  • In che modo bisogna programmare un allenamento nel breve e nel lungo periodo.
  • Pianificare.

Questo elenco racchiude l’insieme di nozioni che avrei voluto sapere quando mi sono addentrato in questo mondo. I miei dovuti ringraziamenti vanno al prof. Carlo Buzzichelli. Tutto ciò che conosco riguardo l’organizzazione degli allenamenti lo devo a quest’uomo. Ti consiglio di dare una occhiata al suo libro dal titolo “Periodizzazione dell’allenamento sportivo”.

Pianificare nel modo corretto vuol dire somministrare al tuo corpo la giusta dose di stress per aumentarne la capacità atletica. Se i tuoi allenamenti sono sempre troppo intensi, o, al contrario, poco intensi, non otterrai il miglioramento sperato. Lo stesso accade se non usi gli adeguati periodi di riposo e di scarico.

Ti dirò di più. L’allenamento a casaccio, lo spingere sempre sull’acceleratore, la mancanza di sonno e di recupero e tutta una serie di altri fattori, ti condurranno verso la sindrome del sovrallenamento. Nel migliore dei casi, andrai incontro ad un considerevole calo della prestazione per via della notevole quantità di fatica accumulata.

Alla luce di questa analisi, puoi comprendere l’importanza fondamentale di una corretta pianificazione dell’allenamento che segua una direzione precisa, l’obiettivo prefissato. Non affidarti al caso e all’improvvisazione.

Non pianificare vuol dire viaggiare senza il navigatore, non essere sicuro di raggiungere la meta, accumulare fatica, calo della resistenza dei tessuti, insorgenza dell’infortunio. Se vuoi approfondire l’argomento, clicca QUI per leggere l’articolo oppure QUI per vedere il video.

Quando cerchi su YouTube un modo per allenarti, presta bene attenzione perché, quel tipo di allenamento, per il tuo attuale stato di forma, può risultare troppo intenso. Corri il rischio di farti male oppure di avere dei dolori per 3, 4 o 5 giorni. I DOMS (Dolori muscolari ad insorgenza ritardata), non sono figli dell’acido lattico che non è stato smaltito, e nemmeno sono indice di un buon allenamento. Anzi. Hai decisamente esagerato.

Apprendere tutte queste nozioni richiede tempo ed energie, ma soprattutto un maggiore approfondimento.

Da qualche parte, qualcosa di incredibile attende di essere conosciuto. (Carl Sagan)

Ricordo ancora come mi sono sentito la prima volta che presi un kettlebell in mano. Ho ben presente le sensazioni di frustrazione e disagio che ho provato nel momento in cui ho dovuto affrontare alcune problematiche senza apparenti soluzioni.

Ho sprecato tanto tempo. In fin dei conti, non me ne rammarico. Ho raggiunto i miei obiettivi. I miei traguardi.

So cosa stai pensando e lo penso anche io. Ok, è vero. Avrei potuto raggiungerli prima, ma ce l’ho fatta lo stesso perché non ho mai mollato. Il kettlebell ha forgiato ancora di più il mio carattere.

Tante ripetizioni. Molta fatica. Parecchio sudore. Numerosi errori. Qualche infortunio per colpa degli errori. Tanti anni di duro lavoro.

Non ti nego che lo sconforto ha bussato molte volte alla mia porta ma l’ho sempre tenuta chiusa. Ho sempre avuto una idea fissa in mente. Migliorare.

Perseverare mi ha permesso di incontrare persone che hanno dato una svolta alla mia carriera di atleta e professionista e mi hanno aperto gli occhi. In primis il dottore Barbieri ed il professor Buzzichelli.

Trovi tutto spiegato in questo video

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