Quante volte hai sognato di essere un SuperEroe? Di dimostrare che hai superpoteri eccezionali, e che sei in gradi di fare cose strabilianti? Ti svelo un segreto: i SuperEroi, esistono davvero!
Spessissimo nel mondo del Kettlebell Lifting si parla di atleti mostruosi. Atleti cosi forti che vengono i briviti solo a pronunciarne il nome, e solo a ricordare che risultati hanno fatto in pedana.
Quando ho iniziato a praticare questo sport per esempio, il mio idolo era un ukraino che si chiama Volodimyr Andreychuk, 69 chilogrammi di pura grazia ed eleganza.
Non ho mai vinto contro di lui e credo che non riuscirò mai a fare quello ha fatto lui in pedana, ma per anni mi sono ispirato a questo ragazzo.
Cercavo di slanciare come lui, non ci sono mai riuscito e ad un certo punto ho capito che non aveva senso provarci.
Nel tempo ho capito che prendere come esempio questi atleti è davvero una cosa assurda, senza senso e pura dannosa.
Vediamo perché:
1) Back ground
Gli atleti russi, ukraini, crescono in un ambiente completamente diverso dal nostro.
Vengono introdotti alla pratica della pesistica, qualunque essa sia, powerlifting, weightlifting o kettlebell lifting già da piccoli.
I pesi sono nella loro cultura come il calcio lo è nella nostra.
Immagina centinaia di migliaia di ragazzini, che invece di giocare a calcio, iniziano ad allenare i movimenti base.
Questi bambini vengono su con una coordinazione completamente diversa dalla nostra, con una mobilità articolare assurda e con una mentalità diversa.
2) Gradualità
Iniziando da molto piccoli possono permettersi progressioni lente e genuine.
Se inizi a 5 anni con un kettlebell da 5 chili, a 7 con un kettlebell da 8 e a dieci sei in pedana con kettlebell da 12, è probabile che a 12 sarà li con le 16 e a 15 con le 24 come si è visto recentemente in qualche video impressionante.
Crescite lente e regolari di carico abituano il corpo a quello stress, ed abituano la mente a quella cosa fantastica che è la sofferenza.
Non dimentichiamoci che il kettlebell lifting è sofferenza pura.
3) Vita militare e riconoscimenti
Molti di questi atleti sono militari che vivono di questo sport e ricevono riconoscimenti e premi in base ai risultati in pedana.
La concorrenza è spietata quindi la selezione naturale fa il resto.
Ecco sfornati i migliori atleti del mondo.
Questi sono i 3 punti fondamentali che differenziano un atleta italiano da uno russo o ukraino.
Vediamo infatti cosa succede in Italia.
Prendo per primo il mio caso perché ritengo che sia molto rappresentativo.
Tocco il mio primo kettlebell a 26 anni….26 anni!!! E arrivo a questo fantastico attrezzo con tutta una serie di problematiche passate:
– Protrusioni dovute alla scorretta pratica della pesistica, da autodidatta ho fatto davvero dei danni e comunque non ho mai fatto pesi prima dei 25 anni….
– Dolori alle spalle
– Mancanza di mobilità
Salgo i pedana per la prima volta a 27 anni….27 anni!!!
Durante questo anno cerco di bruciare le tappe, perchè ovviamente devo recuperare tempo, quindi faccio delle progressioni molto rapide.
Fare queste progressioni rapide porta a peggiorare i vecchi infortuni perchè la tecnica non è ancora pronta a supportare certi carichi e certi ritmi.
Dopo 13 mesi di gare divento Master Sport, calcando ancora la mano, spingendo sull’acceleratore come non mai e passando dalle 24 alle 32 in soli 4 mesi.
Avevo infatti vinto una gara a maggio con le 24, feci giugno e luglio con le 28 e poi agosto e settembre con le 32, mondiale a ottobre, qualifica di Master Sport.
Avevo allora 28 anni, mi allenavo quando potevo in base al lavoro e la gestione delle palestre che ho avuto e ovviamente mi pagavo tutto.
Risultato?
Io sono un sopravvissuto, infatti di coloro che gareggiavano quando ho iniziato io siamo rimasti in due o tre, gente veramente con le palle, una fibra eccezionale ed una volontà ferrea, come per esempio Christian Borghello.
Alla mia età un atleta è pronto per ritirarsi quindi capisci la differenza? L’abissale divario che c’è tra noi e loro?
Quelli sono atleti che da quando sono bambini vengono programmati per essere atleti, campioni, noi siamo impiegati che verso i trenta vediamo un video su youtube e ci buttiamo a capofitto in un avventura fuori dalle nostre potenzialità.
Siamo già rotti in partenza, siamo bloccati, non siamo abituati a soffrire, non facciamo progressioni adeguate….e poi cosa pretendiamo???
Ad un certo punto ho capito che non potrò mai competere con quella gente li, perché la nostra storia è completamente diversa, il nostro presente è diverso, siamo due universi paralleli.
Per questo m’incazzo davvero quando sento gente valida, che pensa di essere una schiappa perché si paragona a Tashlanov…..oppure a Benize.
Paragonare mele con pere non va bene.
E’ come paragonare mele e pere, non è la stessa roba.
Perdo la testa quando qualcuno vede il risultato di qualche atleta italiano, risultati davvero eccezionali come quelli che si sono visti al campionato italiano del 19 marzo e commentano: Si ma è poco! Benize fa il doppio.
“Te sei una testa di cazzo e devi solo andare a fare in culo!!” Ecco cosa ti dico se ti sento con le mie orecchie!!
Noi dobbiamo guardare per noi, paragonarci tra di noi, tra persone che hanno iniziato da grandi, tra gente che non ha mai praticato la pesistica in modo importante, tra gente che fa altro come lavoro… allora i termini di paragone saranno validi!
E prendere come paragone questi atleti secondo me ha creato confusione negli atleti italiani. Molti iniziano questo sport, cercano di passare subito alle 32 e cercano di tenere ritmi che non si possono permettere.
Ma non perchè non ne sono in grado in assoluto, perchè serve tempo per aumentare i carichi e serve tempo per aumentare i ritmi.
Non puoi fare in un anno la progressione che un ragazzo russo fa in 10 anni, tutto questo porta:
Frustrazione perchè i risultati non migliorano o comunque sono bassi (in proporzione a quelli dei ragazzi russi)
Infortuni perchè non dai tempo al corpo di adattarsi.
Interruzione della pratica….la peggiore cosa, le persone smettono perchè non ce fanno di testa, ed è normale, perché le 32 sono maledettamente pesanti, e servono anni e anni per abituarsi.
Pubblicherò la storia dei miei atleti, e quella degli altri atleti Italiani perchè sono questi gli eroi che prendo come esempio io adesso.
Io adesso m’ispiro a gente come Leonardo Lobartolo, come Dario Neretti, o Matteo Cossu, ma ce ne sono molti altri.
Gente che ha avuto davvero dei problemi seri di salute, infortuni gravi, gente che si allena da sola in cantina mentre i bambini dormono una mezz’ora per tornare alla vita reale del lavoro e della famiglia.
I più grandi atleti lasciamoli dove stanno e diamo la giusta attenzione, il giusto merito e la giusta ammirazione ai nostri atleti che sono i veri super eroi.
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